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“Non facciamo fare al caffè la fine della pizza”. La nonna del caffè sul caro-chicco: “Bene primario e popolare”.

“Abbiamo provato anche a convincere la nonna, ma non c’è stato verso: per lei il nostro prezzo deve essere tra i minori del mercato perché il caffè è un bene di tutti e non ci sono aumenti globali che la fanno cambiare idea: è proprio una capa tosta”. Ci scherzano su Gian Maria, Matteo e Fabio Peduto, nipoti di Maria De Vivo (ai più nota come la Nonna del caffè) e eredi di una tradizione che va avanti dal 1950.
Nonostante il passaggio dal singolo magazzino di distribuzione alla creazione di una catena al dettaglio, all’apertura del terzo punto vendita a Napoli (in queste ore apre al pubblico il maxistore di via Cilea) e nonostante gli investimenti triplicati nel giro di quattro anni, i tre titolari del marchio quando nonna Maria parla da buoni nipoti “ascoltano e non ribattono”.
Nonna Maria, dall’alto dei suoi 89 anni, è infatti ancora parte attiva dei processi e delle decisioni aziendali di “Caffé della Nonna” e, nonostante abbia ceduto parte della sua “sovranità imprenditoriale” ai tre nipoti, continua a essere la custode dell’essenza stessa del caffè. Che deve essere buono sì, ma soprattutto accessibile. “Il caffè – spiega la nonna – è un momento di aggregazione e ambasciatore di una accoglienza popolare come la nostra che andrebbe preservata. Proprio in quanto popolare non possiamo rischiare che perda tale connotazione per logiche folli come quelle di mercato che finiamo per subire”.
Assoutenti lo scorso agosto registrava un +15% per il caffè al banco a causa dei rincari globali legati all’aumento dei costi di produzione e alle emergenze climatiche, e osservatori economici portano la media tazzina a 2 euro nell’immediato futuro. Ma nonna Maria non ci sta e rincara: “Guardiamo alla pizza, alimento napoletano d’eccellenza un tempo alla portata di tasca di chiunque. Credevamo nulla potesse cambiare la sua vocazione popolare, invece guardate che è successo? Ormai una margherita vale quanto un primo piatto in un ristorante. Il nostro caffè espresso rischia la stessa sorte, nonostante ci sembri impossibile; quindi, tocca in primis a noi che con il caffè ci lavoriamo essere sensibili al tema. Da qui il mio appello: non facciamo fare al caffè la fine della pizza”.
I tre nipoti ed eredi dell’impresa di famiglia appoggiano totalmente in nonna-pensiero e lo hanno tradotto impegnandosi concretamente a mantenere uno dei prodotti dai prezzi più concorrenziali sul mercato (stando all’elaborazione dei dati presenti sulle piattaforme di shop online) nonostante l’espansione che il brand sta avendo e che si traduce anche nell’apertura di punti fisici aperti al pubblico. “Abbiamo tifato come allo stadio – raccontano i Peduto – quando il rito del caffè napoletano era in lizza per diventare Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Un peccato aver perso questa opportunità ma non permettiamo che tale ritualità e tradizione venga persa. Dopotutto, il caffè è straordinaria sintesi di come questa città di mare e di contaminazioni accoglie il prossimo: in maniera calda, intensa e pronta a restituire l’energia per andare avanti, e di queste connotazioni positive dobbiamo farci anche noi custodi”.

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