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Addio al cinema Metropolitan

Questa mattina il sito del Metropolitan di via Chiaia 149 mostra una pagina bianca. Nessuna data, nessuna locandina. Lo storico cinema ha chiuso improvvisamente ieri, mercoledì 15 gennaio, con le lettere di licenziamento ai lavoratori già partite.

Le saracinesche chiuse separano i passanti da sale che sono state importanti, di un cinema che è stato un punto di riferimento culturale per la città: anche solo nel 2021 ha ospitato la prima di come “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. La storia di quelle mura è lunga e travagliata, trasformatesi da rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale a luogo di primaria importanza per gli appassionati di cinema.

La chiusura e la richiesta d’intervento al ministero

Il prestigio però non basta, o almeno non è bastato ad evitare che avesse il peggiore degli esiti la lunga querelle tra i gestori, le famiglie Caccavale e Grispello, e la proprietà dei locali, ovvero Intesa Sanpaolo. I due soci hanno investito oltre un milione di euro, ma questi sforzi titanici non sono evidentemente bastati. Raccontano di aver avuto un “obiettivo sociale” più che di profitto, e sperano in un intervento istituzionale che salvi anche i loro dipendenti, che si dicono pronti a riassumere immediatamente nel caso se ne presentasse la possibilità.

Dalla città al governo fin qui sono arrivati impegni, promesse, ma – sembrerebbe – niente di concreto. Anche il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Borrelli sta muovendosi sulla vicenda, chiedendo un’informativa al ministro della Cultura Alessandro Giuli. L’ultima parola potrebbe spettare proprio a lui, o al sindaco di Napoli. Nel frattempo in molti restano senza lavoro e un intero quartiere resta senza un cinema.

La diatriba sulla proprietà dei locali

“Sulla destinazione d’uso dei locali – aveva affermato poche settimane fa il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi – noi abbiamo le nostre prerogative urbanistiche quindi qualsiasi cosa venga fatta lì deve essere compatibile con quelli che sono i vincoli urbanistici della città e con quelle che sono le nostre volontà. È una questione che noi abbiamo già affrontato anche per altre situazioni e ho chiesto al Demanio un approfondimento. Si tratta di titoli che sono stati trascritti negli anni ’60 e negli anni ’70 che sono ormai consolidati, quindi è molto difficile che ci possa essere un cambiamento rispetto a una proprietà privata che oramai è consolidata”.

La proprietà privata cui fa si fa riferimento è quella di Intesa Sanpaolo, che da tempo non ha rinnovato il contratto di fitto i gestori. Il tentativo di “salvare” il cinema si è fin qui però basato non sul tentativo di convincere la banca a cambiare i suoi piani, ma a dirimere una sorta di mistero sulla proprietà di quei locali. A quanto pare ci sono stati diversi punti oscuri nei passaggi di proprietà avvenuti negli anni ’50 mai chiariti, con rimandi a una concessione demaniale e a documenti e atti allo stato non reperibili.

“Ritengo inaccettabile la poca trasparenza con la quale l’istituto bancario ha condotto l’intera vicenda – sono state invece le parole di Francesco Emilio Borrelli – Vogliamo conoscere con quali criteri sia stato aggiudicato il bando per l’assegnazione dei locali, quale sia il soggetto aggiudicatario e se lo stesso abbia fornito le necessarie garanzie per il rispetto della destinazione culturale del sito, prevista dal Decreto del Ministero della Cultura che ha inteso nel 2023 porre sulla struttura adibita a Cinema Multisala Metropolitan il vincolo di destinazione a fini culturali”.

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